Aironi

venerdì 30 maggio 2014

Ieri ho visto un airone volare su Povegliano, mentre guidavo, per poco sono stato a guardarlo sopra di me, sopra tutto, appoggiare le ali sull'aria e annerirsi contro il tramonto. Ho continuato a guidare e l'ho dimenticato fino a oggi.
Oggi non è stato un giorno particolarmente diverso dagli altri, diciamo pure che è stato esattamente uguale proprio perché è successo qualcosa di nuovo. Ho visto altri aironi, ai margini; seduti o vaganti come uccelli feriti, inabili al volo; fatti della credenza di non sapersi librare in aria, hanno imparato dolorosamente a camminare veloci, muoversi innaturalmente su zampe incerte, usare i loro becchi per colpire e difendersi.
Degli aironi loro hanno i colori, tatuaggi neri come piume, e l'eleganza della solitudine; la compostezza nella meditazione e la capacità di non dar a vedere le incrinature; hanno le cicatrici e le mandibole sbeccate.
Qualcuno ha convinto i ragazzi che lassù non c'è niente di buono, che si rischia, che è pericoloso.
Eppure non basta che anche loro vedano un airone. Ora c'è bisogno che tutti quelli che sono stati a guardare finora, gridino loro in faccia cos'è una ala, cos'è un becco, cos'è un airone, cos'è il cielo... e vi si lancino.

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