tag:blogger.com,1999:blog-42474998244211490802024-03-06T05:44:29.957+01:00Blog tra i RamiLuca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.comBlogger54125tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-34342618963699478202018-10-03T14:07:00.002+02:002018-10-03T14:10:00.670+02:00Il lavoro come esperienza conoscitiva del mondo<div style="text-align: justify;">
A metà tra la ricerca sociologica sul campo e la narrativa geografica, l'esperienza di studio che sto conducendo mira a descrivere e approfondire l'impatto di specifiche condizioni di variabilità sulla mia personale cosmologia.</div>
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Con condizione di variabilità intendo una specifica situazione o tendenza entro la quale un soggetto agisce e modella la propria realtà in funzione della realizzazione delle proprie aspettative. Questo concerne i processi decisionali, relazionali e mentali. Si pensi all'idea di stabilità: un soggetto può programmare obiettivi, personali e lavorativi, in funzione del raggiungimento di una condizione di stabilità adatta e definibile dal soggetto stesso. A livello descrittivo occorre però precisare, al fine di chiarire il significato dell'oggetto d'indagine, che il termine <i>stabilità</i> rappresenta solamente una tra le condizioni di variabilità. Esse sono molteplici, diversamente preferibili e soggettivamente consapevolizzabili.</div>
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<br /></div>
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Stabilità e instabilità sono allo stesso modo condizioni di variabilità. Su questa tesi la ricerca avanza e pone delle domande fondamentali: è possibile preferire un orizzonte di instabilità e provvisorietà nella propria vita? In che modo la realtà muta o, meglio, in che modo il soggetto muta nei confronti della realtà? Quali risorse vengono attivate? Ed ecco che per rispondere a queste domande si entra nella parte pratica della ricerca: è necessario creare e preferire specifiche condizioni di variabilità, nel mio caso <i>provvisorietà</i> e <i>instabilità</i>. Questo processo interiore, di mutamento spirituale e culturale, richiede il massimo sforzo nella consapevolizzazione, al fine di diventare rintracciabile e descrivibile.</div>
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<br /></div>
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Ecco allora che strumenti quali il viaggio, il lavoro, lo studio di una lingua, l'esposizione a una differente cultura smettono di essere l'obiettivo dell'esperienza e diventano strumenti al suo servizio, pronti ad essere cambiati. Tale processo di cambiamento propelle se stesso e, quale risultato implicito, inevitabilmente costringe il soggetto a richiamare risorse personali ed esterne nuove o poco considerate in precedenza.</div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-15032426881941444102018-05-25T12:12:00.002+02:002018-05-25T12:12:58.318+02:00Fermo a San GiorgioÈ il sole dell'ombra lunga<br />
ai fiori che si chiudono;<br />
l'aria sa dell'origano<br />
così che ogni erba<br />
quassù,<br />
dita di un'infinita mano,<br />
s'accarezza, e diventa voce<br />
nell'unica imperitura ragione<br />
di tramandare dell'origano<br />
il profumo.<br />
<br />
L'interessante fenomeno della valle che cade in ombra,<br />
acne di costruzioni geminata tra nervature pulsanti,<br />
innargenta il lago del riverbero delle nuvole;<br />
la valle affida alla bruma il salire d'ognuna delle sue sponde<br />
a costellarsi d'elettrico e diffuso, immobile specchio nero.<br />
<br />
Come si può dire il mettersi seduti<br />
in pace<br />
mentre una chiocciola procede?<br />
Non v'è nessuna lentezza, nessuna<br />
saggezza;<br />
preferisco commuovermi,<br />
esplodere il cuore,<br />
e smetterla immediatamente<br />
di descrivere la sua<br />
sconfinata bellezza.Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-3040684976994129912018-05-12T20:37:00.001+02:002018-05-12T20:44:32.449+02:00Dove sonoAvevo deciso di passare le pause pranzo cercando posti isolati dove montare l'amaca e godermela, all'ombra di qualche albero, magari con un po' di venticello. Nella giornata di ieri, dopo aver comprato una vaschetta di insalata di riso e qualche banana, ho girato per una ventina di minuti prima di trovare il posto adatto. Si trattava di un boschetto di alberi piantati in due file ordinate, che da una parte dava su un campo aperto direttamente esposto alla strada, dall'altra invece racchiudeva il giardino di una casa. Non avevo intenzione di pormi il problema della proprietà, quindi ho montato la tenda piuttosto lontano dal giardino. Dopo aver mangiato il riso a cucchiate seduto sull'amaca mi sono sdraiato e il sonno è venuto da sé. Il vento era aumentato e il dondolio si faceva dolce, i bordi molli del telo mi accarezzavano il viso, presso la casa un cane bianco riposava accovacciato.<br />
Potevo girarmi su un fianco e sentire la testa sorretta dalla naturale inclinazione del sacco in cui ero avvolto; le pulsazioni rallentavano e sono arrivato a sentire freddo, cosa che mi ha fatto rannicchiare ancora di più. Due gatti camminavano insieme, fermati solo a osservarmi nel momento in cui ho aperto gli occhi per guardarli. Mi sono alzato mentre una bambina usciva in giardino a giocare.<br />
Oggi invece, dopo un giro di circa mezz'ora in lungo e in largo per Santa Maria di Sala a scandagliare boschetti liberi, ne ho trovato uno che si è rivelato essere terreno coltivato a orto. Mi sono spostato di qualche decina di metri ma la parte selvatica era un'ombra umida ricca di zanzare affamate. Ho optato per la più familiare Villa Farsetti. Frequentata certo, ma meno selvatica.<br />
Ho montato l'amaca tra due alberi delle file del boschetto del parco. Alcune persone stavano smontando un set fotografico e tutta l'area del prato era in stato di allestimento per la festa di questi giorni. Mi sono lasciato cullare dalla vista delle foglie sopra di me, uno stagno di macchie aeree rotto dai raggi del sole, lunghe serpeggianti ramificazioni a più livelli e sfumature. E in uno stato di semicoscienza ha iniziato a farsi sentire la fame. Una banana, solo una banana e il mio pasto era concluso, la fame saziata. Mi sembrava di poter stare solo lì e da nessun'altra parte. E ultimamente è la stessa sensazione che ho leggendo Jack London. Leggendolo sembra che non avesse in mente nessuna preoccupazione ulteriore nel suo modo di "andare sulla strada". Uso le virgolette perché è come la dice lui, l'unico modo di intendere la sua scelta: non stava affrontando, non stava lottando (anche se ogni giorno rappresentava un impegno per la sopravvivenza), non aveva sfidato la sorte lanciandosi in una vita contro il sistema. Era tutto a causa della vita che era in lui.<br />
Tornando verso l'hotel, lungo la strada dritta dritta che segue le antiche squadrature romane, ho rallentato perché ho visto brillare qualcosa a bordo strada, da lontano. Sono esploso di gioia nella bellezza della scena che avevo davanti: una mamma anatra con una decina di anattroccoli aveva risalito la riva del fosso e attraversava la strada. Ho guardato negli specchietti pronto a mettermi di traverso nel caso in cui qualcuno, vedendomi rallentare, avesse deciso di superarmi a sinistra. Non era venuto nessuno e la comitiva spariva nell'altro canale.<br />
Si è trattato di un evento normale, ma mi sono accorto di covare un pernsiero enorme dentro, capace di parlarmi di sorpresa, di gioia. Non avrei potuto essere da nessun'altra parte.Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-32868796521594572822018-03-15T15:45:00.003+01:002018-03-15T15:49:10.137+01:00Lo stile di Pippo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKdKawcE8WyscRdOkkDqm3YmysaopsV5uVNkdxGCKY7CMfNl0fpkz93yFR4e3u-1Dv1iwmblAiRxy55FH09ek9aTH7qe5z0fK2lE2f3pF5Jh3rKox3Q004JehE2z2mS5p_h7cGW6Xu2qaI/s1600/pippo-topolino.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="961" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKdKawcE8WyscRdOkkDqm3YmysaopsV5uVNkdxGCKY7CMfNl0fpkz93yFR4e3u-1Dv1iwmblAiRxy55FH09ek9aTH7qe5z0fK2lE2f3pF5Jh3rKox3Q004JehE2z2mS5p_h7cGW6Xu2qaI/s320/pippo-topolino.jpg" width="192" /></a></div>
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Pippo sembra essere la trasfigurazione della mindfulness. Perché non è "tonto", ma nemmeno completamente definibile. Eppure le sue storie sono tutte accomunate dall'ineffabile coerenza del suo modo di affrontare la vita. Taluni potrebbero confondere questo modo con la sbadatezza, ma anche qui non sarebbe corretto.</div>
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Intendiamo con "mindfulness" uno stato di consapevolezza particolarmente legato all'esperienza del personaggio nelle vicende che vive, senza ulteriori riferimenti alla teoria psicologica. Anche perché è per primo lo stesso Pippo a non avere una teoria ma a muoversi secondo il sacro principio del sentire, veramente poco condizionato dai giudizi esterni/interni e dai pensieri che questi gli potrebbero suscitare.<br />
Prendiamo la storia "Topolino e il ritorno del Principe delle Nebbie": quando nel pieno dello scontro Topolino ricorda a Pippo che le forze oscure contro cui stanno combattendo non sono altro che illusioni, ecco che lui sembra cogliere quella rivelazione trasformandola in una logica deduzione scientifica, ossia, nel modo in cui tutti noi vorremmo poter trattare le nostre paure e preoccupazioni di ogni giorno, trovando la soluzione e la forza per sconfiggere i nemici.<br />
C'è in Pippo un'assoluta ed equilibrata centratura, che lo porta ad essere tanto gentile e disponibile quanto onesto e leale verso se stesso. Caratteristica che risalta ancora di più in una saga, quella della terra di Argaar, che vede in realtà sempre Topolino come riferimento nei titoli dei vari capitoli.<br />
Dopo una lettura così, non si può far altro che notare che il vero potere, invece, in questa storia, come in tutte quelle del ciclo, è detenuto da Pippo, non da Topolino. Quest'ultimo invece, già famoso per rappresentare la figura del plurieroe intelligente e osservatore, finisce per accompagnare e dirigere il compagno. Potrebbe allora sembrare un riscatto, una vittoria silenziosa e disinteressata, da parte dell'uno verso l'altro, ma in questo modo scadremmo in un dualismo critico di bassa lega, orientato dal giudizio.</div>
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Pippo e Topolino sono amici, e va bene così. Nel pieno stile di Pippo.</div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-82506598675870983422018-03-13T12:45:00.001+01:002018-03-13T12:46:16.126+01:00Merli<div style="text-align: justify;">
Chiusa la portiera mi sono girato verso la pianura, un mosaico che risplendeva al sole di marzo, tutto intarsiato di caselle marroni, verdi, grigie, luccicanti, scomposte, il mosaico che Giulio vede ogni giorno dalle ampie finestre di casa sua.</div>
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Il campanello si trova oltre il basso recinto di legno, metto i piedi nel giardino.</div>
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Tump!</div>
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Un sonoro tonfo mi fa guardare ai finestroni del primo piano che mi sovrastano, il corpicino stordito di un merlo scompare tra le fioriere e una nube di leggere, piccole piume nere plana sopra le corone delle calendule.</div>
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Tutto tace di nuovo. Rimasto a guardare il vetro, scorgo qualcosa muoversi come sotto la superficie di acque calme.</div>
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«Sì è schiantato un merlo sul vetro!» dico al padre di Giulio, affacciato a cercare tra le fioriere.</div>
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«Eh ma si riprendono di solito. Dov'è?»</div>
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«Lì nella fioriera, a sinistra. Ma perché, succede spesso?»</div>
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«Sbattono contro il vetro ma poi di solito si riprendono.»</div>
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«Ma perché? Vedono il riflesso?»</div>
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«Loro ci vedono il cielo azzurro e sbattono. Dov'è che è?».</div>
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«Lì nella fioriera. No quella a sinistra, dietro il fiore.»</div>
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«Beh si riprenderà. Quali nuove?»</div>
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«Devo riportare le schede SD di Giulio. Ma il campanello è quello?»</div>
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«Sì è quello lì, ma chi viene a casa mia apre e viene su.»</div>
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Sgancio il chiavistello e apro. Faccio gli scalini a due a due e mi fermo quando un cane, un trotterellante esemplare di cavalier king, mi corre incontro.</div>
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«Questa è la Gina, e come vedi è ferocissima» mi dice il padre di Giulio. «Da quando abbiamo il cancelletto per lei non suona più nessuno, c'è una tranquillità!». Gina mi fiuta la mano cercando di arrampicarsi sui jeans, vitale come la reincarnazione di una giornata di primavera.</div>
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«Mi ha detto Giulio che avete avviato un bel lavoro.»</div>
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«Sì» rispondo senza troppa voglia di spiegare, ma lo so, dopo lo sforzo mentale di tornare alla sera precedente posso anche approfondire. «C'erano una dozzina di ragazzi, tutti molto interessati.»</div>
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«Quando è stata l'ultima volta che si è sentita una cosa così? Ne facevo parte anch'io, forse vent'anni fa.»</div>
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«L'assessore mi parlava dell'inizio degli anni novanta.»</div>
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«Saranno anche venticinque anni... Gli ho detto Giulio, mi hai fatto fare un salto a quand'ero giovane!»</div>
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«Ah aspetta che chiudo» dico fiondandomi all'inseguimento della Gina, che ballonzolava giù per i gradini bianchi.</div>
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«Sente la cagnolina di Pietro, che abita lì. Lo sai dove abita Pietro no?» mi chiede il padre di Giulio raggiungendomi al cancelletto.</div>
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«No, dove?»</div>
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«Lì sopra.» indica qualche casa più su mentre la Gina gratta il legno che la separa dalla strada.</div>
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«Una volta partecipavano in tanti...»</div>
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«Una volta forse era anche più sentito l'impegno politico.»</div>
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«Sì. Forse sì.»</div>
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«Anche se ieri erano tutti molto attenti e sembravano... in attesa. Come in procinto di sfogare una lunga attesa.»</div>
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«Mi ha detto che avrebbe fatto qualche foto, ne ha fatte trecentocinquanta.»</div>
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«Sì è stato bravo, gliel'ho chiesto io di fare un'ampia copertura.» la Gina ci guarda seduta mentre passo le schede SD dalla mia mano a quella del padre di Giulio.</div>
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«Va bene, grazie mille!» appoggio una mano al cancellino e lo salto via e odo una risata dietro di me.</div>
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«Sì anch'io faccio così, è più facile!».</div>
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Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-44090442304890694442018-03-04T15:05:00.003+01:002018-03-07T10:46:24.651+01:00Orme<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoZgiyddnAf6GIBLBRa5EpeoalFlcIuTK7epglV1PMrlLtaBohD0lGHiendG7o2f3_BPZKOL9GZXkxQmlq2kvoQfpY8jdB7c4YXxEHIBuIIH1er_Un1u7NQTuxjg9OBvsWbEZLb59CQShR/s1600/WhatsApp+Image+2018-03-02+at+12.34.48.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="1600" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoZgiyddnAf6GIBLBRa5EpeoalFlcIuTK7epglV1PMrlLtaBohD0lGHiendG7o2f3_BPZKOL9GZXkxQmlq2kvoQfpY8jdB7c4YXxEHIBuIIH1er_Un1u7NQTuxjg9OBvsWbEZLb59CQShR/s320/WhatsApp+Image+2018-03-02+at+12.34.48.jpeg" width="320" /></a></div>
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Trovare la neve a San Rocchetto, per me, voleva dire riscoprire i sentieri delle colline quinzanesi. Dai paesi del fondo valle salgono strade carrabili che diramano tra gli uliveti alle spalle dell'eremo, assottigliandosi tra i campi in viottoli sempre più stretti e convogliando in ulteriori stradelle carrabili d'altura. Il depositato alto quattro dita aveva reso queste vie dei radi corridoi dai margini indistinti; il bianco deformava tutti i punti di riferimento.</div>
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Salivo all'eremo in un ticchettio di granelli ghiacciati mentre il camion spargisale otturava la stretta via, sfilando a un soffio dalla manica della mia giacca. L'aria bianca e densa chiudeva la vista non più in là di mezzo chilometro, confondendo tutto in una coltre nebulosa densa e statica, che mangiava a poco a poco i rettangoli bianchi del centro abitato. Il paese si abbassava passo dopo passo, le piste lasciate da chi mi ha preceduto diminuivano al procedere dei civici lungo la stradina.</div>
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Attraversavo gli uliveti con il solo scopo di aggiungere metri al mio andare, come se inconsciamente sapessi di averne bisogno, di utilizzare quel tempo e quel luogo per prendermi cura di me. La direzione non m'importava ma volevo poter ritrovare la casetta, un podere piccolo e grazioso come quelli delle campagne sperdute di Scozia e Irlanda, creato da un signore che avevo conosciuto e che mi aveva offerto una vista dalla sua torretta.</div>
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Presi a sinistra per l'imbocco calpestato del più piccolo sentiero che si può trovare in questa zona, scavato dalle suole tra sassi instabili, infilato come una piega tra due pance della collina. I veri abitanti di qui, gli ulivi, assistevano pensierosi al mio mesto passaggio, con i rami carichi di neve in perenne tensione. Al bivio per la Piana di Ronchi il verde chiaro di un bambù esprimeva il proprio dissenso, contrario agli scuri marroni dei covoni di sottili rami tagliati, alla pellicola antica di un luogo che aveva dimenticato i colori. Oltre il boschetto le voci di un uomo e di un bambino erano gli unici suoni d'inquietudine nel rosicchiante piovigginare di cristalli.</div>
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La poca familiarità nel riconoscere dove mi trovavo mi spinse a continuare, guidato unicamente da una fila di orme umane, più chiare delle altre, che mi accompagnavano dall'inizio del sentiero. Si trattava di una suola con una forma nel tallone, lunga e profonda. Provenivano dalla direzione nella quale stavo andando. All'improvviso non mi sentivo più solo, un Camminatore era con me. I cancelli delle abitazioni silenziose, gli umili muretti a secco mezzo nascosti da schiumate nevose. Mi affidai totalmente ai suoi passi per cercare la svolta del ritorno al Santuario.</div>
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In un momento però, nei pressi di Piana, sullo stesso tratto di strada vidi sia le orme girate nella direzione da cui ero venuto sia quelle girate nella direzione in cui stavo andando. Doveva essere un tratto che il Camminatore aveva percorso prima in un senso e poi nell'altro, il che voleva dire che quasi sicuramente avevo mancato il punto in cui la pista svoltava nella direzione che stavo cercando. Rimettendomi a decifrare le impronte sull'ultimo tratto vidi dividersi le vie, i passi che tornavano piegavano verso una leggera salita, una strada chiusa al traffico motorizzato. Raggiunto il bivio successivo riconobbi il sentiero basso del colle, dal quale si aggira l'altura e si raggiunge il paese. Risalita invece la strada vicinale fino alla congiunzione con il sentiero per l'Eremo di San Rocchetto, percorsi quella direzione fino al campo incolto, il mio punto di riferimento in quota, per il quale tagliai lasciando il sentiero. La neve aveva ripreso a cadere fitta e spessa come grossi fiocchi di cotone. Dal manto sul terreno spuntava un esile filo d'erba che si faceva credere un uccellino sepolto. Senza volerlo eccola lì, la casa che cercavo, il posto segreto che ho cucito dentro di me. Non mi ricordavo precisamente la sua ubicazione e sapevo che ritrovando l'anello per l'eremo avrei trovato anche quel luogo con il suo giardino. Ero arrivato e mi bastava quello per poter ripartire.</div>
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Qualcun altro aveva percorso il mio stesso sentiero di collegamento, due persone, frusciando sotto le dita di lunghe foglie sottili e aggirando i muretti divisori. I passi di costoro, e ben presto anche i miei, tornavano a scomparire un batuffolo alla volta, una carezza posata subito dopo l'altra, delicatamente ma con determinata intenzione, come se avessi svelato un segreto e adesso, per celarlo e riappropriarsene, la terra tornasse a coprirsi. Capivo di dovermene andare.</div>
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Sorpassata la casetta dismessa sulla cresta del colle, seppi di dover fare attenzione al tratto di sentiero in pietra esposta, scivolosa e inattendibile a causa del vello innevato. Ritrovato il cancello, ostinatamente aperto, dell'Eremo, ripresi la via della discesa. Un ramo lasciò cadere un grumo di neve come una mano inerte.</div>
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Ritrovai le piste dei residenti, gli usci, il sale sull'asfalto, ma non era come andarsene da un luogo per poi raggiungerne un altro, che so, uscire da un centro commerciale o da un qualche cosa di popolato, di costruito. Erano i corpi
nudi degli alberi, la superficie della terra, quelli rimasti là sopra a imbiancarsi e, qualsiasi cosa potesse accadere, a rimanere in mutamento.<br />
Lasciai il posto al silenzio.</div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-33420055313840886472018-02-04T18:32:00.001+01:002018-02-06T14:17:38.966+01:00Aquilus<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHxBKtUh4LU6WV70pB8uP6XE1LQzgW24myLsXzX7YTXFSzOxz1BQlt4KWlXhVuBgwkivFzlK-ZKKLVAItYw7hDlNb0yypPluiuTP9S76K8tnxN7t3lZ51VAvq_WbU5ESwqresCdjqAx72N/s1600/corno.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="1600" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHxBKtUh4LU6WV70pB8uP6XE1LQzgW24myLsXzX7YTXFSzOxz1BQlt4KWlXhVuBgwkivFzlK-ZKKLVAItYw7hDlNb0yypPluiuTP9S76K8tnxN7t3lZ51VAvq_WbU5ESwqresCdjqAx72N/s320/corno.jpeg" width="320" /></a></div>
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Ritornavo al Corno come si torna all’altare, credendo che da lassù potessi osservare risposte altrimenti negate. È un’altra montagna d’inverno. Ho preso la strada che non avevo mai fatto, una vera e propria strada fino agli ultimi cento metri di dislivello, senza domandarmi se fosse quella giusta, superando i due imbocchi del sentiero E7 che avevo fatto la prima volta con mio padre e, come in quell’occasione, pur essendo da solo, seguivo qualcuno. Mi accompagnava l’entità della montagna, in passi corti e scivolosi, puntando con gli scarponi a far presa sui tratti di asfalto o terra, macchie ruvide e sicure, mangiucchiati nella neve.<br />
Il vento era gelido e penetrava dalla cerniera rotta della giacca. Amavo guardare il corale tintinnio delle legioni di foglie, luminose di pomeriggio, assurdamente dedite ai loro bracci di rami asciutti invernali. Cedevano il passo, all’aumentare di quota, ai sempreverdi aghiformi, che nelle loro ombre nascondevano il ghiaccio ai nostri passi, rendendo ogni volontà di avanzamento un’attenta riflessione, un proposito non privo di rischio, come a ricordarci il valore che dobbiamo riconoscere nel salire, su questo monte come su ogni altra sponda di terra.<br />
Verso la metà del tragitto, le rocce sbucavano dalla vegetazione come estrusioni rigonfie e provocavano una curva a destra e una a sinistra, dietro le quali comparivano i fusti spezzati dei pini, sul ripido declivio al di sotto del sentiero, sdraiati a fianco delle proprie radici. Di uno di loro, i rostri affilati di fibra di legno odoravano di resina ed essenza. Nell’aria limpida gli odori apparivano chiari come colori.<br />
Avevo lasciato indietro gli ultimi camminatori incontrati sul percorso poco prima di uscire dall’area boschiva. I supporti di una sbarra scomparsa indicavano l’inizio della seconda parte di salita, quella che si snoda tra le bolle flessuose che preludono alla cima, sedi dei pascoli estivi. Si scorrono le circonferenze imbiancate, fino al versante in ombra, dove intervengono altri sporadici saluti. Da questa parte l’accumulo di neve era più massiccio e resistente, più facile da affrontare infossando i piedi in solchi resistenti. Il sole si frantumava negli infiniti cristalli luminosi di dura neve, ghiacciata nel succedersi dei giorni e delle notti. Ogni lingua, ogni coperta candida e sfaccettata, si ritraeva un po’, scoperchiando erbe ingiallite, muschi barbosi, rocce umide, dando il senso dell’infezione che si ritrae, restituendo la pelle della montagna dal guanto del gelo.<br />
L’abitato sul Corno, nell'alternarsi stagionale, è composto da alcune stalle sparpagliate e qualche malga. La mulattiera che conduceva a una piccola chiesetta era recintata da due righe di filo spinato a ovest e da una sequenza di paletti a est, che sporgeva da terra di una trentina di centimetri, ognuno collocato a circa mezzo metro dall’altro. Oltre, i camminatori colorati di giacche popolavano i tavoli della malga, scambiandosi tra l’interno e l’esterno.<br />
Mancava ora da superare l’avvallamento che, visto dai paesi di pianura, accentua la forma di corno della cima, la quale talvolta, nelle giornate cariche di smog o di foschie invernali, si sfuma in contorni imprecisi, restituendo tutto il significato del suo nome: Aquilio deriva dal latino aquilus, fosco. Un forte vento mi congelava le orecchie e si faceva tanto più forte quanto più mi esponevo salendo, costringendomi a usare il cappuccio.<br />
Ricordavo le pietre incastonate nella terra granulosa del giorno in cui sono salito con i miei amici, parlando di noi e di Dio ma non delle nostre paure. Le stesse pietre di oggi, quindici anni prima ci facevano da sfondo, scorrevano senza entrare nei nostri pensieri. Sono quelle pietre che ho voluto raggiungere, sulle quali mi sono seduto per mangiare un pasto semplice; che per un pomeriggio ho considerato come la casa di un amico, dove introdurmi sapendo che non mi avrebbe mandato via.</div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-35968107600329066232018-01-01T15:20:00.000+01:002018-02-06T14:17:50.966+01:00Sàrdègna<div style="text-align: justify;">
Ha ragione V. a dire che quando si va a questi tornei il tempo si dimentica, se ne perde la cognizione. In questo caso, cinque giorni sono volati, grazie al torneo ma grazie anche a chi li ha condivisi con me. E poi grazie anche alla Sardegna.<br />
La sensazione che ho nell’andarmene è quella di essermi ustionato, come se fossi stato troppo vicino al fuoco. La Sardegna, verso di me, comporta un po’ questo rischio, selvatica e leggendaria com’è, quello di scegliere di non svelarsi del tutto, di difendersi se vuole, se giudica che non si sia pronti a conoscerla. Con molta umiltà ammetto di sentirmi così. L’ho voluta viaggiare, scoprire, ritrarre in tre giorni più di quanto essa non possa. I tempi di questa terra sono altri e non vanno pensati. La prima sera, se ora ricordo, ero stato messo in guardia, con tutta la bontà possibile, ma come spesso capita, non si è pronti a recepire i segnali.<br />
Il maestrale soffiava già venerdì pomeriggio, sceso dall’aereo il clima era caldo ma l’aria fredda. Per arrivare da Elmas a Cagliari centro c’è un treno che parte dall’aeroporto e in cinque minuti si è in piazza. Il vecchio treno propagava boccate di gas alla fermata che rimanevano in cabina durante il viaggio fino a disperdersi dai finestrini o nei polmoni dei passeggeri. Era un vecchio treno a motore, si sentivano le marce ingranare.<br />
Da Cagliari centro non è stato subito immediato trovare la linea per Quartu Sant’Elena, dove si trova l’Hotel; lo stesso personale dell’info-point di piazza Matteotti non ha saputo dirmelo - anche se in realtà è facile. Chiedendo di qua e di là sono riuscito a prendere il 31, dopo una ventina di minuti di viaggio scendo e cambio corsa. Nell’attesa mi sono seduto alla fermata di fianco a un signore, è stato lì che ho capito di trovarmi in un tempo diverso.<br />
“Il vento è cambiato” dice, tenendo i suoi baffi rivolti alla strada.<br />
“Ah sì?” rispondo io.<br />
“Il maestrale quando arriva rimane almeno 2-3 giorni, ma sta cambiando.”<br />
“Ah… e che tempo farà secondo lei?” chiedo per parlare un po’. Ma il signore non risponde, sembra ignorarmi. Lo guardo mentre lui guarda avanti e mi sembra che sia andato oltre con la mente, in altri luoghi. Penso di aver fatto una domanda stupida, alla quale non serve risposta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo qualche minuto però, il signore mi chiede:<br />
“Vieni da Roma?”<br />
“No, da Verona”, gli dico, “Vengo per un torneo di frisbee”<br />
“Fresbi?” mi chiede stranito.<br />
“Sì ha presente quel disco di plastica… c’è un torneo al Poetto domani e domenica!”<br />
“Aaaaah” mi fa.<br />
“È per quello che le ho chiesto che tempo fa domani!” gli dico. Così, chiudendo il cerchio, ci siamo messi a ridere entrambi.<br />
Il signore non aveva dimenticato la mia domanda, non le aveva dato una risposta, ma si era preso del tempo. E il tempo per la Sardegna è diverso per ognuno. Se non lo capisci da solo te lo fa capire lei. Con un finestrino sfondato, i prezzi gonfiati, gli orari strani delle località di mare ad aprile, con le indicazioni stradali discontinue e i caratteri delle persone così all’opposto; gli orizzonti frastagliati come cocci rotti o piatti come tavole; con i singhiozzi di “civilizzazione” edilizia nel mantello vegetale che copre ogni paesaggio, come se la terra non potesse essere vista.<br />
Ma la Sardegna, se la accetti, se sei disposto a guardarti un po’ dentro, ti lascia entrare alla fine. Nell'ospitalità delle persone e dei miei amici frisbisti, che ha qualcosa di molto più che proverbiale; sui fondali maculati del mare sono il naturale proseguimento della selvaticità terrestre; negli ampi spazi che diventano panorami interiori, specchi dei nostri orizzonti, a volte frastagliati e difficili da leggere, altre lisci e limpidi come la fine del mare nel cielo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Le persone nascono nella ricchezza e nelle contraddizioni di questa coesistenza di opposti.</div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-77966697386498519972017-12-14T19:46:00.000+01:002017-12-15T09:20:03.104+01:00I nidi di Cerea<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicCEMh6JqbaCXn9GYqv2sw-OlcLmD-NJCqVp-Io_xNnzet96zvdVrTj6LejXfqL53dDCJVRHF1832yk12sY0mW4YMjlu-E0uaKNgcrh4fAIrdwOdsrPuwsElzmj7xX3NmADaLLF7kCZZQA/s1600/20171207_090612.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="961" data-original-width="1600" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEicCEMh6JqbaCXn9GYqv2sw-OlcLmD-NJCqVp-Io_xNnzet96zvdVrTj6LejXfqL53dDCJVRHF1832yk12sY0mW4YMjlu-E0uaKNgcrh4fAIrdwOdsrPuwsElzmj7xX3NmADaLLF7kCZZQA/s320/20171207_090612.jpg" width="320" /></a></div>
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Hai sempre l'impressione che se potessi usare quei pennacchi di mais del campo come un bruschino, saresti sollevato nel grattarti la schiena, e posandolo sul tavolo vedresti come quel campo, con i denti dai tagli obliqui, sparsi nell'erbetta di un verde dolce, abbia un che di marino e profondo.</div>
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In Vigasio hanno appiccicato una striscia di catrame che transito passando sotto alle luminarie di Natale. A me sembrano pesanti collier, pronti ad essere elettrificati. E sotto di essi lo spiazzo del cimitero si eleva, nei gradini che portano all'ingresso una signora scossa dai tremiti, si stringe nella stoffa del suo cappotto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mi metto in fila tra gli altri e guardo tossire le marmitte, sembrano sbuffi di vecchietti che illanguidiscono in anse sempre più stiracchiate, a perdersi in su, e ti chiedi se quelle nuvolette non vadano a unirsi agli scampoli di nubi rimasti, lasciati a penzolare dopo lo spettacolo del temporale degli ultimi giorni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel bianco fondale nebbioso il braccio meccanico di un escavatore risalta come un uncino d'inchiostro; mastica boli di terra trasudanti, ma fa fatica, non è tempo di frenesie. Nemmeno le mie ruote sono frenetiche, collezionano nuovi chilometri con la passione di un ciclista amatore in un giorno feriale e ritrovano le amiche curve di ogni giovedì. Mi sento sempre meno intirizzito, il motore entra via via in temperatura, tra i suoi schiocchi e i suoi risucchi. L'airone bianco con il becco dell'arancione di un tramonto di motore non sa nulla, stringe nelle zampe il fango congestionato, muove in direzione d'Isola della Scala, accompagnandomi con lo sguardo fino alla torre scaligera e sicuramente lasciandosi alle spalle i ciuffi di tabacco abbandonati. Pare che l'airone sappia che la responsabilità del riposo delle zolle è solo del ghiaccio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sorpasso la torre, muta e discreta come io cerco di essere, torcendo il collo per guardarne i canali e i mattoni mentre rallento il più possibile. Potrebbero rallentare tutti di fianco ai diroccamenti antichi, ai casali rotti, agli aironi. Un millennio fa, quando la stavano costruendo, i viaggiatori a piedi e a cavallo forse sentivano la stessa sensazione. E se qui adesso ci fossero altre persone, impegnate a percorrere lo stesso mio tragitto ma in epoche diverse, come si farebbe con chi si trovasse seduto in treno sul posto di fronte, gli parlerei, per sapere se gli è mai capitato di pensare a quando si lascia il proprio paese per spostarsi a quello vicino, se nel loro spostamento, fatto in modi e tempi diversi, anche a loro sembra di approdare in luoghi dove si "appartiene meno", dove si è già lontani, di muoversi oltre il confine familiare, verso zone non abituali.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il viaggio è così vicino alla narrazione, entrambi sono caratterizzati dalla linearità. Da un momento all'altro si avvicina il cartello di Campagne ed è tutto quello che trovo attorno, come se fosse una descrizione. La pianura si stempera ancora di più nelle larghezze delle coltivazioni. Quanto mi piacerebbe improvvisare un trekking avendo come soli riferimenti i campanili che compaiono dove finisce la terra e inizia il cielo. Vedrei le cascine isolate circondate di sterpi alternate alle poche case dei concentramenti abitati, che invece hanno giardini curati e recinti. Appartengono. Mi sento più vicino ai ruderi spelacchiati in questa discesa lavorativa, senza recinti attorno a me ma senza mettere in discussione una partenza.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ampie sono le viste qui. Prima di arrivare scavalco con l'immaginazione molti ettari e, al di fuori della strada ma nell'intimità degli alberi, io che non so suonare alcuno strumento, ignoro che note formino gli uccelli nei pentagrammi sui tralicci. Mi allontano facendo piano, guardando di nascosto, perché qui, nell'inverno, i nidi lasciati scoperti sui rami sono i semi della ribellione. Niente come quei piccoli ricoveri di varie forme e dimensioni conserva la memoria di un eterno ritorno.</div>
</div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-56491772559152131852017-10-24T18:20:00.002+02:002017-10-25T12:30:18.201+02:00Mai più Paperino<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3tRsxzptl_-ht1yE9Rt7_6WaOnqm-V8Fgm_vZUK19DoikrFXVYox-NNIJUioJHpP5hyphenhyphen1A57l2FyocZhlhocV6VPlilBmmUMbEhjBm6UxyndPjcUCkhUAo-UIgO1rCTm0zu92j43QsB50k/s1600/mai+pi%25C3%25B9+paperino.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1267" data-original-width="1362" height="186" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg3tRsxzptl_-ht1yE9Rt7_6WaOnqm-V8Fgm_vZUK19DoikrFXVYox-NNIJUioJHpP5hyphenhyphen1A57l2FyocZhlhocV6VPlilBmmUMbEhjBm6UxyndPjcUCkhUAo-UIgO1rCTm0zu92j43QsB50k/s200/mai+pi%25C3%25B9+paperino.jpg" width="200" /></a></div>
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Ho letto e riletto la storia di Zemelo e Castellani, anche con occhi particolarmente lucidi oggi, perché è stupefacente notare che Topolino continua a sfornare perle di questo livello in così poche pagine. Perché non può che essere così quando a leggersi è una storia che parla direttamente al cuore, attraverso quel prodigio narrativo che trasforma l'esperienza fantastica nell'esperienza umana, che intesse il disegno di significati adulti, portando così l'attenzione dalla storia a se stessi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Paperino si trova per l'ennesima volta sdoppiato tra i suoi impegni personali e la vita da supereroe come Paperinik, quando sente che questo doppio ruolo sta diventando pesante da sostenere, sottraendogli energie vitali e serenità, sia nella vita normale che in quella "super". E la trama è molto intima: la luce viene gettata sulla dimensione più interiore dell'eroe/papero, perché quello che emerge è un conflitto personale che dimostra come il carattere psicologico del personaggio sia una componente che ne arricchisce le forme. La fortuna dell'ordinario e inaffidabile Paperino però, è quella di poter contare proprio sul suo alter-ego mascherato, il quale restituisce un punto di vista esterno in cui può rispecchiarsi: le voci diventano tutte d'un tratto udibili, le arrabbiature svelano il desiderio di colmare le distanze.</div>
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Se per un momento, un giorno qualsiasi, indossassimo anche noi la maschera nera, potremmo vedere i supereroi del mondo che abitiamo: capi che si nascondono dietro cupi mantelli di cinismo mentre guardano Gotham dall'alto di un cornicione; colleghi esausti e consumati come eserciti di soldati, scudo a scudo, lama contro lama, nella battaglia contro il tempo, inginocchiati nel tramonto, pronti a risorgere nell'alba; insegne a perdita d'occhio colorare le città, come vessilli sospinti dal vento, a raccontare storie d'amore e impegno.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"Ehm... spero che non abbiate condotto una doppia vita, fingendovi un cialtrone mentre vi comportavate da gentilpapero!"</div>
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<br /></div>
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recita l'attrice dello spettacolo organizzato dalle Giovani Marmotte, che a pagina 114, in un parallelismo grafico, introduce un ulteriore livello narrativo dandoci una chiave di lettura definitiva: possiamo essere portati a credere che solo i supereroi siano degni di essere amati, arrivando a credere di poterci immaginare unicamente come tali, pensando che solo il nostro avatar rispecchi quanto possiamo essere magnifici. Ma la storia svelerà la verità del protagonista nelle vignette successive, e finalmente senza maschera capirà che è sempre stato un gentilpapero, ma ha sempre creduto di essere un cialtrone.</div>
<div style="text-align: justify;">
Paperino non è più soltanto l'alter ego di moltissimi ragazzi, ragazze, uomini e donne, qui diventa anche un personaggio che compie un passo di crescita importante: riesce a riappropriarsi del valore della sua essenza, Paperino è ciò che è, nel male - per come è sempre bistrattato a causa della sua goffaggine - ma soprattutto nel bene - per la sua generosità e purezza d'animo. Come Papernik può avvalersi di un grande arsenale per affrontare i suoi nemici, Paperino trova la sua forza nel modo di essere. La vera rivelazione allora sta nell'accorgersi di come non si è mai visto, sempre poco attento a quanto veramente fosse desiderato da coloro che ama.</div>
<div style="text-align: justify;">
Forse un supereroe serve solo per raccontarci quanto preziosi siamo tutti noi; forse quello che ognuno desidera è essere il proprio personale supereroe.</div>
<div style="text-align: justify;">
Fino a metà della storia mi sono sentito risuonare dentro un "groan..." e certe volte le onomatopee sono le uniche parole in grado di esprimere uno stato d'animo. Ma nel finale è tornato Paperinik, è tornato il supereroe come solo i supereroi sanno fare, comparendo a ricordarci che non è mai scomparso, o meglio, che è sempre esistito.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non potete dire di aver conosciuto Paperino fino in fondo se non avete letto questa storia. Topolino n° 3218.<br />
Forse poi potrete dire di aver conosciuto meglio anche voi stessi.</div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-11480858877456278432017-09-17T01:53:00.001+02:002018-04-08T17:15:47.688+02:00Piccola grande terra<div style="text-align: justify;">
Giungo da lontano al luogo delle poesie. Cioè arrivo da casa mia, meno di un chilometro dalla piazza, ma è come se vedessi un mucchio di gente seduta davanti a un palchetto e solo dopo realizzassi che lì, separata dal continuo e chiassoso flusso di auto e moto, sta tornando un paese scomparso, un frammento di Povegliano che, come in un incantesimo, può essere evocato solamente da molti soggetti insieme, contemporaneamente.</div>
<div style="text-align: justify;">
C'è attesa nell'aria fresca. La voce di G. ingigantita da una sola cassa senza pretese, defilata e zelante appena sotto il palco, il suo volume raggiunge appena le ultime file. Nei gialli delle lampadine, i discendenti e gli amici di Sergio De Guidi si alternano sul palco. G. aggiusta operosamente l'inclinazione dell'asta del microfono, di volta in volta. Voci rotte, calme, entusiaste, tutte restituiscono il miglior De Guidi che riescono a leggere all'abbraccio del pubblico, che sembra sempre così incoraggiante.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ora vedo qualcosa di diverso, il paese che non ho mai conosciuto, gli elementi che lo costituiscono che invece mi appartengono. E' come se questi scritti fossero le mappe per un altrove che cerco in ogni vista di Povegliano.</div>
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E' la terra del poeta Sergio De Guidi: un mondo dentro un mondo dentro un mondo. C'è da recuperare lo sguardo sugli uomini per poter aprire le dimensioni racchiuse nelle sue poesie; infinitesimale allora diventa l'orizzonte visibile dei ricordi evocati, la sensazione della materia, la precisione dell'incastro delle parole attorno al concetto che descrivono. Così si intende il paese dentro il paese, fatto dei luoghi dei volti, delle situazioni che quei volti hanno abitato, ancora più straordinario perché senza tempo, senza esigenze d'attualità, quel paese è conosciuto e riconosciuto da chi legga. Vi è in De Guidi una territorialità spinta, ma che rimane sempre entro i confini , che è lì lì per straripare ma che invece alla fine trova sempre il proprio argine, infinitesimale all'infinito, ossia in quel movimento che tende e sempre tenderà al confine ma che il confine mai supera, pur creando tra esso e il suo limite un abisso, o meglio un cielo, che possa però dilatarsi e restringersi a seconda del sentire soggettivo. E così De Guidi ci tiene senza lasciarci andare entro queste pagine così rincuoranti, incoraggiandoci a osare, a guardare sopra i tetti per scoprire se quel confine possiamo superarlo; sembra chiedere a tutti se c'è qualcuno che pensa di poter andare oltre, trovando e figurando una meraviglia più grande di quella trovata da lui.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma Sergio fa di più, ci racconta di un piccolo grande paese ulteriore, il suo, quello delle sue emozioni, della sua infanzia, della sua vita, invisibile come un midollo ma allo stesso modo fondamentale e curativo. Nelle stesse immagini che i suoi versi richiamano alla mente, ecco profilarsi l'oggetto di Sergio, ecco possibile percepire che non siamo soli, che già qualcuno ha sorvolato i tetti di Povegliano, ne ha ascoltato le brezze, ne ha fotografato i vecchi sulle sedie della strada. Ci dice che quei signori e quelle signore non sono così importanti da essere nominati, che le vie del paese possono non avere nome in poesia, che i volti non demandano a nessuna identità, mirando alla definizione dell'assoluto; eppure così precise le sue descrizioni arrivano al nostro cuore, così dolci sembrano agitare le corde dei nostri sentimenti, in una sfumatura indefinitamente lunga ma mai del tutto assente, che la prima sensazione è quella opposta, quella di accorgersi di possedere una dimensione relativa, individuale, come se, in quanto lettori e compagni di viaggio, ognuno risuonasse del proprio assoluto. La poesia di Sergio De Guidi è commistione, è il lasciapassare per un viaggio interiore che non può far altro che proseguire all'esterno, nei veri luoghi di Povegliano, nelle strade, nelle botteghe, nei ritrovi serali di piazza alla luce barcollante di una lampadina attaccata a un balcone, perché quegli stessi luoghi non possono rimanere gli stessi, dopo aver letto De Guidi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Siamo di fronte a un caso assoluto di poetica di viaggio, un carnet di acquerelli evocati alla mente e agli occhi, al fiuto, al tatto, in versi scarni quanto densi, veri quanto la terra.</div>
<div style="text-align: justify;">
Alla fine ho come l'impressione che l'unico modo per scendere veramente in questa piccola grande terra sia stringerne un poca in mano.</div>
<br />
<br />
VIANDANTI MODERNI<br />
<br />
Questo spazio di luce che riveste<br />
di sole un verde turgido al mattino,<br />
con messi che maturano nei campi,<br />
è silenzio d'amore e riflessioni<br />
all'edicola bianca di Maria<br />
rallegrata da tuje e da gerani,<br />
con piantagioni d'alberi fanciulli<br />
festosi sopra l'erba ad osservare<br />
infinito di cielo nelle gocce<br />
che stillano da foglie con le brezze;<br />
ma sospinti da un tempo a noi tiranno,<br />
non sostiamo in preghiera sulla via,<br />
trascinati da un vortice frenetico<br />
sulle strade convulse dell'Europa:<br />
pellegrini moderni sempre in corsa,<br />
esuli al cuore, a noi stessi, alla vita!<br />
<br />
Sergio De GuidiLuca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-71743597946758641002017-09-01T13:28:00.003+02:002017-09-01T13:28:35.128+02:00Nel film di Venezia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjO73f6GIdRO-PWMQceU2PvgAeVvALAmflu6MWsFHJVKjHlSwvS4sszP6D7OzFR8nfbJV1RvXoEs4NpkYtpI24Vnty_XGDME5Q8CibqeY8Jwkq6FRpmcP9lh8muZ6zAuXZqhmLsDCiZntPJ/s1600/sanmarc.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="960" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjO73f6GIdRO-PWMQceU2PvgAeVvALAmflu6MWsFHJVKjHlSwvS4sszP6D7OzFR8nfbJV1RvXoEs4NpkYtpI24Vnty_XGDME5Q8CibqeY8Jwkq6FRpmcP9lh8muZ6zAuXZqhmLsDCiZntPJ/s320/sanmarc.jpeg" width="192" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Venezia è un film, così l'ho vista, attraverso un finestrino dell'acquabus, richiamare con i suoi tetti e le sue finiture infinitamente dolci e indefinitamente gendarmeresche, ad ogni sguardo, ad ogni dondolamento, ferma lì a fianco. Transito di fronte alle facciate del bacino di San Marco, possenti muraglioni a picco sul mare cesellati di finestre e colori antichi, uniti ed estesi per centinaia di metri fino ai Giardini della Biennale, danno l'idea di poter fermare qualsiasi mareggiata, di essere sferzati dal vento più potente senza cadere, senza sgretolarsi, moniti secolari di grandezza, forza e intelligenza.</div>
<div style="text-align: justify;">
Certo, occorre isolare almeno un pochino l'essenza di questo luogo dalla coltre di motori, gas di scarico, sudore, folla, ma una volta giunti, una volta a spasso sulle acque della laguna, il senso estetico vibra, la storicità richiama sguardi nuovi, le costruzioni e le intenzioni di chi vi si avvicina d'improvviso diventano quelle di chi si dice: "Aspetta, qui c'è qualcosa che mi interessa".</div>
<div style="text-align: justify;">
La storicità ha saputo racchiudere in Venezia sia il senso estetico che quello urbanistico, sfruttando anche strade fatte di acqua e ingegnosi stratagemmi architettonici di conservazione dei materiali, perennemente esposti al contatto con il liquido, creando incastri nuovi, percorsi senza bordi. E nella sua densità fatta di cinematica ed estetica diventa polo di raccoglimento e indagine per l'arte che più si affida al movimento e alla forma.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il cinema per Venezia è un rito, una celebrazione solenne, che avviene nelle immagini e nella loro visione, nella storicità di quel luogo in funzione di quello scopo; perché il cinema a Venezia oggi esiste anche senza sala, nelle calli e nei lidi che sembrano familiari pur non avendo visto alcun film. Vi è un incastro così perfetto tra città e rito che lo stesso si può trovare solo tra schermo e platea, tra scena e set.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-750458691939723222016-08-30T02:23:00.002+02:002016-08-30T11:52:49.552+02:00Lower Antelope Canyon<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Nel cerchio non c'è tempo, né spazio per altre
geometrie: ci sono assenze e pienezza insieme.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">E mi parla mostrandomi una foto.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Questa è la foto incredibile che ti dicevo, che
ha messo B.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- È stupenda! Bellissima!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- È davvero una cosa incredibile secondo me.
Pazzesca! Sinuosità e colori incredibili. Immagina di osservarla per ore, dal
vivo, deve lasciarti lì.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Già solo questa foto staresti a guardarla per
ore.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Ti intrippa!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Dapprima in quella foto ci ho visto paroloni poco
rotondi, ma con più di qualche spigolo. - Ci sono dentro dei profondi
contrasti, perché c'è un gioco di luci che la divide, più scura ai lati e
luminosa al centro, e poi c'è un richiamo geometrico, come se il motivo
principale fosse quello del cerchio ma spezzato in più punti, richiamato dalle
rigature della roccia e dalle curve perfette e poi, se invece la volessimo
analizzare da un altro punto di vista, sembra di essere diventati piccolissimi
e ritrovati dentro una vaschetta di gelato al cioccolato!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Lei ride e forse sogna. - Tipo il video di
California Girls, l'hai visto? Mi intrippava a buso!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Ma com'è eterna quando si "intrippa",
immaginarla via di qui, su altri significati, disegnare curve ampie in mezzo
alle immagini che le fioriscono in testa.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Wow! le dico - Quello di Katy Perry?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Sì!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Mmmh di quel video ricordo solo che Katy
spruzzava panna dalle tette! Magari lo riguardo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Anche io nel dettaglio ricordo solo quello! - ed
allora ho riso.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Uff non ce la faccio più come si toglie la
vibrazione dall'iPhone? - mi chiede smanettando - Beh comunque lei era in un mondo
di dolci, bastava quello per farti capire.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Mh non lo so, però credo che nelle impostazioni
sulla parte della suoneria ci sia qualcosa.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Comunque a me piacciono i cerchi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Sì? Cosa ti piace dei cerchi?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Non hanno spigoli, sono sinuosi, però le linee
curve sono ancora più belle, aperte. Ti ho detto che la rotonda era bella anche
perché era rotonda!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Sì, me l'hai detto.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Poi ho pensato che non era una cazzata.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Perché avrebbe dovuto esserlo? E' un pensiero
bellissimo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Le rotonde sono belle... i pasticciotti, i
bignè, il tappo del vasetto della Nutella e della crema al pistacchio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Il frisbee.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Sìììì! Vero!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Poi anche le curve dei fiumi mi piacciono un
sacco e le iridi degli occhi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Vero! Molto poetiche quelle dell'Adige che
abbracciano la città.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Ora è come se stesse pensando a qualcosa.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Vuoi che ne dica una?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Vai!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Il water quando ne hai bisogno. E gli smile di
whatsapp!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Ha quella rotondità che quando ci arrivi davanti
e ti scappa non riesci proprio più a trattenerti perché sembra che più ti
avvicini più ti scappi!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Orribile quella sensazione.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Anche gli smile di whatsapp ti piacciono perché
sono rotondi?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Sono bellissimi. E sono rotondi quindi forse
questo aspetto contribuisce al fatto che mi piacciano.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Penso di sì.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Altro?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Come no! La luna.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Il sole.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Il sole... cosa pensi del sole?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Amo il sole! E penso che sia un peccato non
poterlo guardare.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Potentissimo eppure, non può essere guardato.
Chissà lui come se la vive, che maledizione dev'essere, povero sole.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Cavolo è vero, non ci avevo pensato - in qualche
modo sembrava che questo pensiero risuonasse in lei. - Comunque secondo me lui
se la ride pensando che anche se nessuno lo può guardare, se lui vuole esserci,
lo vedono tutti.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Sì alla fine lui è un grande, nel senso che
anche se non può essere visto sa farsi apprezzare, attraverso la pelle,
attraverso il caldo in macchina e le ombre...</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Lo amano tutti! È davvero un grande.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Abbiamo preso a parlare di quello che notiamo
quando, senza bisogno di esser seri, abbiamo deciso di farlo, lei nel riportare
in superficie le cose scontate della vita, io nel lasciarmi affascinare dalla
luce nuova che avevamo il potere di dar loro.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Ora penserò ad altre belle cose tonde di prima
di dormire, se ti viene in mente qualcosa di bello dimmelo. Voglio anche
tornare a fare quella cosa di pensare a tre cose belle della giornata prima di
dormire.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Ultimamente mi vengono cose belle su cui
fermarmi quando mi ci fai penare tu, perché stai su cose di tutti i giorni e
gli dedichi attenzione.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Non direi mai "mi piacciono le cose
tonde" o forse non l'avrei mai detto tempo fa. Vedi?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Ma guarda che sono tutte cose serie! Non serve
molto altro se non divertirsi. E poi se dovessi dare una forma al divertimento
gli darei una forma tonda, quindi torna tutto, si chiude il cerchio!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Il divertimento rotondo? Io una linea sinuosa,
non chiusa, mi sembra più divertente. Lascia più spazio la linea aperta, puoi
divertirti di più.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Non so perché ma se provo a visualizzarla mi
sembra davvero più divertente del cerchio una linea sinuosa non chiusa.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Ma se lei mi guarda mentre io guardo altrove,
posso accorgermene?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Se dici che questi pensieri ti vengono parlando
con me vuol dire che neanche tu li facevi.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- E' vero. Avrei sempre voluto farli ma non li ho
mai fatti così. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- La linea aperta scorre e va in giro.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Pensa, non esistono fiumi rotondi!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Poveri allora i fiumi non si potrebbero
divertire se il divertimento fosse rotondo. Lasciamolo aperto allora!</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Infatti, ma si divertono perché sono sempre
linee curve non chiuse.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Vado a rifletterci allora - mi dice tardi nella
notte, vicina al sonno.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">- Notte.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Io rimango qui ancora un po'. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>A pensare prima di andare a dormire, alle cose
belle curve non chiuse come i fiumi, come i profumi, come il sorriso.</span></div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-77777413895644954972016-07-29T12:47:00.001+02:002016-07-29T12:48:06.364+02:00Il momento del fare"Ciascuno di noi è l'artefice del suo destino, spetta a noi crearci le cause della felicità. E' in gioco la nostra responsabilità e quella di nessun altro." Dalai Lama<br />
<br />
Responsabilità.<br />
Esistono più livelli di significato entro i limiti di senso che questo termine identifica? Quante letture possiamo darne? Io, per ora, prendo in considerazione due livelli di significato: uno relativo alla responsabilità in quanto decisione personale esistenziale, l'altro relativo alla responsabilità applicata a tutto il resto, ad esempio il concetto di responsabilità legale, quello di adultità responsabile, ecc... ma prendo in considerazione due livelli, sebbene poi quello che mi interessi sia solo il primo, unicamente per far risaltare il contrasto e chiarificare l'oggetto del mio interesse.<br />
La sfida ora è tradurre le parole del Dalai Lama in parole mie, o meglio, applicare questo concetto su di me.<br />
Ed ecco fatto.Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-30827066424755670882016-06-08T19:44:00.000+02:002016-06-08T19:44:08.660+02:00CassieraEh sì, cassiera,<br />
che stai alla cassa,<br />
di turno,<br />
ogni giorno.<br />
Ma in te c'è qualcosa di diverso,<br />
ragazza,<br />
di diverso dalla cassiera come immagine.<br />
Perché non è possibile che appena guardata<br />
tu mi abbia colpito come da un nuovo significato,<br />
come dall'inaspettato.<br />
E qualcosa l'ho colto, so cosa è stato,<br />
quel baleno di scioglimento<br />
che si è perso tra le onde frenetiche degli orari del market e<br />
delle scadenze sull'agenda,<br />
è stato il sorriso che vestivi.<br />
Nel passare i prodotti di mano in mano,<br />
nell'osservare i tuoi paesaggi i tuoi volti,<br />
nel salutarci ognuno diverso,<br />
in fila come se il resto della vita fosse una fila,<br />
non potevo capire per chi fosse quel sorriso.<br />
Ma è stato anche per me,<br />
mentre compravo dei prodotti del market e riscivolavo via naufrago,<br />
senza rendermi conto di aver trovato un'isola.Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-166358519502596312015-05-30T14:15:00.004+02:002015-05-30T14:19:29.023+02:00Inaugurazioni<div style="text-align: justify;">
Era da tre giorni che messaggiavo i miei amici. Inaugurazione pizzeria a Povegliano! Dalle 11:00 alle 13:30! Cibo gratis!!</div>
<div style="text-align: justify;">
Sì sì, ero lanciatissimo, lo sono stato questa mattina all'inaugurazione. Arrivo alle 11:40, D. era già sul posto: "Non c'è rimasto più niente!" mi dice, "Cosa? Impossibile!", lancio la mia bici al muro e scandaglio i quattro tavoli. Solo qualche ciotola di patatine ormai vuota e le ultime anonime, laboriose dita che frugano le noccioline rimaste.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non può essere finita così.</div>
<div style="text-align: justify;">
Riempio un bicchiere di bianco frizzante e profumato quasi fino all'orlo e A., col bicchiere servito a metà, analizza la verità: "Te lo sei versato tu vero?". </div>
<div style="text-align: justify;">
Cammino verso l'entrata della pizzeria zigzagando tra bambini confusi e genitori in fibrillazione, oltre l'alto bancone lancio il mio sguardo e vedo... vedo. Un delizioso tortino di tramezzini all'insalata russa, distese di bocconcini al prosciuto e pancetta su vassoi dorati, bottiglie di prosecco accompagnate da jeans e giacche lustre, palline di pasta infarinate come culetti di bimbi borotalcati.</div>
<div style="text-align: justify;">
Esco.</div>
<div style="text-align: justify;">
La strategia è fondamentale in eventi nei quali la massa dimentica di avere un obiettivo e punta al sodo, subito.</div>
<div style="text-align: justify;">
Capisco subito chi attorno a me è un esperto: un signore, durante il momento di attesa, fa spazio sul tavolo creando un piano d'appoggio veloce per i camerieri con i loro vassoi, e da dietro i suoi baffi attende. Altri sono più discreti, escono studiando attentamente gli angoli di entrata negli spiragli lasciati dal pubblico e tac, già due pezzi in meno sul vassoio, così, senza che ne nessuno se ne sia accorto. </div>
<div style="text-align: justify;">
La mia tattica invece è molto più semplice: per un po' mettere da parte la dignità e piazzarsi davanti a uno dei tavoli, non il più vicino, non il più lontano, e non spostarsi. Mai. Qualsiasi cosa accada.</div>
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Questa fermezza d'intenti rende possibile l'osservazione di fenomeni ricorrenti: signore dagli appetiti voraci e dalla scaltrezza indicibile, anziani che ti chiedi perché abbiano il bastone, bambini che riempiono i bicchieri di pasticcini anche e soprattutto se non ce ne stanno più, atti discutibili da parte di adulti rispettabili: "T'onti sbrofà?" mi chiede il signore dell'inizio da sotto i suoi baffi umidi, dopo aver buttato il fondo del bicchiere sotto il tavolo e avermi schizzato lo stinco.</div>
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Le voci di quel luogo mi ronzano ancora in testa e tormentano il mio sonno. "Le persone sono come cavallette", "Prima o poi i narà ia un pochi", "Sono s'gionfo"; le cameriere avevano espressioni infernali nel sentirsi deflorare i vassoi solo dopo pochi passi fuori dell'uscio: come fossero piccoli passeri che non riescono a volare via dal nido.</div>
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Ma amici miei, queste sono le inaugurazioni qui da noi. La storia è questa. Esistono equazioni elementari che ognuno di noi conosce, tanto che incontrandosi per strada è facile intuire dove si stia andando; una di queste è: inaugurazione=cibo gratis. In matematica si chiama tautologia, non dico niente di nuovo. E' una peculiarità culturale trasversale alle generazioni, è una sfumatura del concetto di ignoranza 2.0 che così tanto oggi va di moda, ma che da sempre risulta essere la manifestazione più sincera dell'assenza di pensiero. Attraverso l'esosità di questi riti si assaggia, ogni tanto, un goccio di purezza.</div>
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Dedico queste parole alla <i>voracità</i>. </div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-45440021420830620212015-04-15T22:10:00.002+02:002015-04-15T22:18:58.122+02:00Quando che hai...<div style="text-align: justify;">
Non so voi, <i>raga</i>, ma io non appena sento parlare di "sogni" in tv, in giro, nei giornali ecc... mi scazzo. Perché sono robe inflazionate, hanno carattere etereo, sono difficilmente inquadrabili, poco pratiche, difficili da concepire e molto soggettive.</div>
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Sono anche l'argomento di Feeding Memory di quest'anno. E già dalle prime interviste capisco una cosa, cioè che è molto più interessante ciò che è legato alla riflessione sui sogni da parte delle persone che li fanno, piuttosto che i sogni stessi.</div>
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Ieri abbiamo intervistato Luigi. Non ha portato racconti di sogni grandiosi, lui non si è mai sentito qualcuno che doveva realizzare qualcosa di grande, anzi, era sconvolgente la curiosità che sapeva esprimere raccontando di sé, dei suoi limiti; così leggeri erano i sorrisi che avevamo capendo che per lui non c'era senso nel mostrarsi diverso da com'è, sia quando con emozione rifletteva sulla domanda appena posta, sia quando esponeva le proprie idee e convinzioni.</div>
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Non so bene descriverlo, ma in un momento preciso ho percepito tutta la densità, la stratificazione e la posatezza della nostra cultura, che si traduce in modi e in parole; quel momento è stato quello nel quale Luigi ha iniziato una frase dicendo "Quando che hai...", un'espressione tipica delle nostre parti, tramandata senza volontà e che ho cucita dentro dalle voci dei miei nonni. E così, come còlto intento a guardare da altre parti, grazie a quelle semplici parole, ho sentito il tutto diventare ancora più intimo, più familiare.</div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-74576183581137281732014-10-04T00:33:00.001+02:002014-10-04T00:37:26.836+02:00L'importanza di essere un falegname<div style="text-align: justify;">
Lo ascoltavo parlare con quelle sue frasi non lineari, con quelle aperture sulle idee, sui disegni che aveva in testa ma non saprebbe riprodurre; chi avevo davanti, un uomo o uno spirito? Era quello che nel parlare spiccio definireste "una mente", ma forse solo dopo averlo conosciuto. E certe conoscenze si fanno solo in determinati casi, come quando non avresti mai detto né di averne il tempo né di averne voglia. Ma sono casi che ti costringono a mettere il mondo a parte di ciò che vi siete detti, perché sentite il bisogno di tagliare il ricordo delle sensazioni che quel dialogo ha suscitato in voi, come una gemma grezza ha bisogno di essere lavorata per splendere anche agli occhi di non si è sporcato per estrarla.</div>
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Si era stufato di andare a scuola, non è mai stata la sua, ha deciso di lavorare; è passione quando passi le tue giornate lavorando il legno e per diletto lavori il legno nel fine settimana. A lui piace usare le proprie mani per costruire, tutto di lui me lo dice, il suo passare entusiasta da un lavoro che ha fatto a un'altra idea, il modo di raccontare imprese passate sapendo che ogni cosa sotto quel tetto polveroso è dove deve essere, compreso il tempo.</div>
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Ma quello che più mi ha colpito, la cosa che mi ha infiammato, è stato farmi attraversare dai suoi ricordi. Ci tengo a precisare che non stiamo parlando di un anziano, non si tratta di un'intervista sulla memoria. Non è nemmeno il ricordo in sé che ha acceso il mio interesse: è stato quando mi ha spiegato che se un ragazzino si appassiona a qualcosa come i carrettini a sfere, li costruisce, vede i suoi amici fare altrettanto, si lancia in una competizione e si diverte, molto probabilmente poi andrà a pensare dei modi per migliorare, modificherà qualcosa nell'assetto, inventerà nuove caratteristiche. "Sì! Anche a me piace quello, è come se facessero... ricerca!" e anche lui sembrava aver trovato una forma diversa, ma chiara, di esprimere quello che aveva dentro "Bravo! Proprio quello!", mi ha risposto.</div>
<div style="text-align: justify;">
C'è qualcosa nel <i>fare</i>, in quel fare inteso come diretta applicazione di un pensiero, che sa restituire all'uomo significati tanto meno complessi quanto più vicini al senso di ciò che si fa. L'insegnamento non mi è mai sembrato tanto distante dall'argomento che avrei voluto apprendere.</div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-6441111389937045282014-08-27T21:21:00.000+02:002014-08-27T21:21:26.868+02:00Una panchina<div style="text-align: justify;">
Dedico questo post alla Panchina, lo faccio riportando un editoriale scritto da Valentina, la direttrice del noto settimanale <i>Topolino</i>, sul numero uscito oggi, mercoledì 27 agosto 2014.</div>
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Perché? Perché è l'esempio di cosa vuol dire <b>risignificare</b>. Questo blog persegue uno scopo, che forse talvolta sembra fumoso, ossia quello di proporre nuovi significati alle parole, ai concetti o agli eventi - è la diretta emanazione dello spirito che sta dietro a un'idea come quella dell'Art Pollution Fest. In un vecchio post ne avevamo scritto, di questo nome e della scelta di inventare e preferire il significato diverso di inquinamento: preferiamo credere che non solo la merda, non solo il monossido né gli scarti abbiano una potenza oscura e silenziosa, determinante, che serpeggino sulle strade e nelle discariche nello stesso modo in cui fanno tra le nostre coscienze - se potessimo inquinarci di senso!</div>
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Ogni cosa appartenente alla nostra realtà, alla realtà ordinaria, tutti quegli argomenti che ci passano davanti agli occhi e non vengono registrati, che appartengono all'abitudine e alla scontatezza, sono gli argomenti di questo blog, sono ciò a cui affidiamo i nostri significati.</div>
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<br /></div>
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<span style="font-family: Arial,Helvetica,sans-serif;">Cari amici di Topolino, eccomi qui, seduta idealmente su una panchina. Sono bella comoda e i pensieri viaggiano. Sarà perché sul cellulare ho ricevuto da poco una foto in tema da parte di Davide, il nostro caporedattore a fumetti, in diretta da un'isoletta greca... E poi il bel servizio di Elena a pag. 72 mi ha fatto pensare che tutti, nella vita, hanno avuto o avranno una panchina su cui sedersi per aspettare qualcuno o qualcosa. La panchina è un luogo importante e per me è stata per anni il punto di riferimento intorno a cui si costruivano e si incontravano compagnie di amici... Al mare, in montagna, in città. Durante le partite di pallavolo quando stavo "in panchina"... Certo, questo fondamentale pezzo di arredamento urbano può rimandare anche a pensieri malinconici: da piccina ascoltando "Poster" di Claudio Baglioni, che cominciava così: "Seduto con le mani in mano sopra una panchina fredda del metrò...", mi prendeva un magone che non sapevo nemmeno spiegare. Ma in generale il ricordo delle mie panchine è di grande gioia. In particolare il ricordo più vivo è quello della piazzetta del paese dove ho vissuto la mia adolescenza. Senza fissare alcun appuntamento, sapevo che se mi fossi messa lì, prima o poi sarebbe sempre arrivato qualche amico. Il momento più bello era quello del ritorno dalle vacanze di fine agosto, quando è facile cadere vittime dell'incubo-solitudine: sapere che la panchina era là ad aspettarmi e che certamente, a sorpresa, proprio lì mi avrebbe raggiunto qualcuno, mi dava sicurezza. E scacciava lontano il pensiero di un'estate che stava finendo...</span></div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-80670609372649096942014-05-30T22:26:00.003+02:002014-05-30T22:26:52.272+02:00Aironi<div style="text-align: justify;">
Ieri ho visto un airone volare su Povegliano, mentre guidavo, per poco sono stato a guardarlo sopra di me, sopra tutto, appoggiare le ali sull'aria e annerirsi contro il tramonto. Ho continuato a guidare e l'ho dimenticato fino a oggi.</div>
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Oggi non è stato un giorno particolarmente diverso dagli altri, diciamo pure che è stato esattamente uguale proprio perché è successo qualcosa di nuovo. Ho visto altri aironi, ai margini; seduti o vaganti come uccelli feriti, inabili al volo; fatti della credenza di non sapersi librare in aria, hanno imparato dolorosamente a camminare veloci, muoversi innaturalmente su zampe incerte, usare i loro becchi per colpire e difendersi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Degli aironi loro hanno i colori, tatuaggi neri come piume, e l'eleganza della solitudine; la compostezza nella meditazione e la capacità di non dar a vedere le incrinature; hanno le cicatrici e le mandibole sbeccate.</div>
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Qualcuno ha convinto i ragazzi che lassù non c'è niente di buono, che si rischia, che è pericoloso.</div>
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Eppure non basta che anche loro vedano un airone. Ora c'è bisogno che tutti quelli che sono stati a guardare finora, gridino loro in faccia cos'è una ala, cos'è un becco, cos'è un airone, cos'è il cielo... e vi si lancino.</div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-92178155550875249412014-02-14T21:35:00.004+01:002014-02-14T21:49:37.816+01:00Un post per San Valentino<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwvkE86Kv47bifFKBdwtYEAGpUtyb5t3mePsJpc0Xlzw5cKTje_al1yE4i6xOOa7Lrf0hB0h6tfFEaTlOmLkigIq9BpgFFNOg6ABZUDE5Oe_AYPyS7_y2hK6TL138dJNy7JnB4pAXbvWJ2/s1600/rita+levi.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwvkE86Kv47bifFKBdwtYEAGpUtyb5t3mePsJpc0Xlzw5cKTje_al1yE4i6xOOa7Lrf0hB0h6tfFEaTlOmLkigIq9BpgFFNOg6ABZUDE5Oe_AYPyS7_y2hK6TL138dJNy7JnB4pAXbvWJ2/s1600/rita+levi.jpg" height="200" width="320" /></a></div>
Oggi ho avuto la fortuna di conoscere un po' meglio Rita Levi Montalcini, attraverso il racconto e le emozioni di Giuseppina Tripodi, sua stretta collaboratrice, in un incontro intitolato "Abbi il coraggio di conoscere", organizzato da <a href="https://www.facebook.com/pages/Incontri-culturali-Liceo-E-Medi/792995350717793?ref=notif&notif_t=fbpage_fan_invite" target="_blank">Incontri Culturali Liceo E. Medi</a>, un gruppo di studentesse che hanno voluto dare mano alle loro idee.</div>
<div style="text-align: justify;">
Subito non l'avrei pensato ma Rita Levi Montalcini c'entra un sacco con San Valentino; forse per la sua trascinante passione per tutte le cose della vita, per la sua propensione al domani, per quella luce bianca e ardente che le scappa dal fondo degli occhi in ogni foto e in ogni filmato ogni qual volta risponda a una domanda senza nemmeno dare l'idea di pensare a una risposta. La connessione tra ciò che la prestigiosa scienziata ha studiato nella
sua vita, ciò in cui credeva e ciò che aveva deciso di fare nella
precisa intenzione di agire sulla realtà che la circondava era così
stretta da zittire.</div>
<div style="text-align: justify;">
Uno studioso di cui non ricordo il nome, ma che la dottoressa Tripodi ha nominato, scoprì che quando uno dei due emisferi del cervello subisce un danno molto grave, come ad esempio un ictus, e quindi smette di funzionare normalmente, l'altro emisfero sopperisce cercando di svolgere le funzioni interrotte. Come una donna accanto a un uomo, con il suo sentire. Come un uomo accanto a una donna, con il suo essere.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un lampo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Una sensazione così stringente da suscitare commozione. Quasi la stessa che anche la dottoressa, per un attimo, ha svelato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ora ok, non so se c'entri effettivamente con San Valentino, non so se c'entri davvero con gli innamorati, diciamo che so sempre meno cose più vado avanti e questo mi inquieta almeno quanto mi esalta.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Concluderei con le parole che ha scritto lei, lette da Sara in conclusione all'incontro, che hanno il profumo dell'amore per l'umanità.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Ammettendo che tutti gli uomini abbiano incrinature e cioè difetti, perché questi sono inscindibili dalla condizione umana, in che cosa si differenzia il grand'uomo dall'uomo comune? Non certamente nella supremazia intellettuale. Uomini dotati di eccezionale intelligenza, che hanno apportato uno straordinario contributo scientifico, sono grandi uomini secondo la definizione corrente e sono venerati come tali, ma molti di loro sono decisamente inferiori all'uomo comune. Si ritiene che eccellere in qualsiasi attività possa dare un senso di grande sicurezza "e probabilmente una grande gioia", invece non serve che a stimolare la vanità e fornire un paraocchi. La sicurezza che deriva è uno schermo all'intima debolezza e la polarizzazione a coltivare quella particolare attitudine è a danno, e non a vantaggio, della personalità. Ritornando alla definizione e all'analisi degli attributi del grand'uomo, né le eccezionali qualità intellettive, né la forza e la sicurezza sono le doti che lo differenziano. Sono da sottovalutare le qualità che portano al successo e alla supremazia, mentre sono da elogiare gli individui dotati di una profonda e acuta sensibilità, quelli che sanno dimenticarsi completamente nella contemplazione dell'universo e/o dedizione agli altri e che sono non "senza incrinature", ma fanno errori e sono vulnerabili. Non è l'assenza di difetti che conta, ma la passione, la generosità, la comprensione e simpatia del prossimo, e l'accettazione di noi stessi con i nostri errori, le nostre debolezze, le nostre tare e virtù, così simili a quelle dei nostri ascendenti e discendenti. Spetta a ogni individuo il compito di costruire la propria scala di valori e cercare di attenersi a quella, non al fine di ottenere un compenso in terra o in cielo, ma con l'obiettivo di godere ora per ora, giorno per giorno, della straordinaria esperienza di vivere.</span></div>
<br />
<div style="text-align: right;">
Rita Levi Montalcini, "Abbi il coraggio di conoscere"<span data-measureme="1"><span class="null"></span></span></div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-63216586570235060592014-02-12T16:22:00.002+01:002014-02-12T16:32:40.995+01:00Il grissinaio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitcWgRcfpRTYzGExCiYHvIYylH-wJIJKcHoCAGhqDEyljDLe_0gp67nKn34HQrQL-9KphezqlP0QrYlJ4w5Pdmy6ycxhX4TfdQsl6uLv18VBF6xaBJR9KQ5Btvueq8RnVq2-73QHGvdaZT/s1600/Orazio+il+grissinaio.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitcWgRcfpRTYzGExCiYHvIYylH-wJIJKcHoCAGhqDEyljDLe_0gp67nKn34HQrQL-9KphezqlP0QrYlJ4w5Pdmy6ycxhX4TfdQsl6uLv18VBF6xaBJR9KQ5Btvueq8RnVq2-73QHGvdaZT/s1600/Orazio+il+grissinaio.jpg" height="88" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Orazio faceva il grissinaio. Amava i grissini e aveva dedicato la sua intera vita a questo alimento arrivando alla produzione su scala industriale. Era un tipo decisamente simpatico, amante della routine, senza grandi ambizioni ma con chiaro in mente ciò che gli piaceva. Ogni mattina si alzava alle sei e undici minuti - sosteneva non fosse affatto lo stesso che svegliarsi alle sei e dieci, anzi quel minuto rubato cullava il pensiero di potersi riposare almeno un po' di più; faceva colazione con un croissant ripieno al cioccolato e un cappuccino comprati e consumati al bar in fondo alla via, tornava a casa per dedicarsi alle cure mattutine e quindi, verso le sette e quarantacinque (mai ad un'ora precisa, perché doveva essere soddisfatto delle cure mattutine), saliva in auto e raggiungeva il paese vicino dove aveva sede la sua fabbrica. "Buongiorno signo' Orazio!", "Buongiorno a voi!" rispondeva cordiale ad ogni saluto. Amava inoltre camminare tra i macchinari della linea di produzione, si occupava di mantenere le specifiche igieniche e provava un sincero piacere nel conversare con i lavoratori. Come ogni mattina insie-</div>
<div style="text-align: justify;">
"Posso portare via?", in un istante il cameriere mi porta via l'involucro di grissini vuoto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non ho modo di reagire.</div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-61880846652861826462014-01-06T21:16:00.006+01:002014-01-06T21:16:53.145+01:00Dal diario di un costruttore di igloo<div style="text-align: justify;">
"Non sappiamo quanto ci metteremo ma dobbiamo farcela, abbiamo al massimo tre ore, tre ore e mezza di luce e la temperatura scende velocemente. Ho prevveduto a disegnare su una superficie abbastanza regolare della collina dove ci troviamo la circonferenza da seguire per piazzare i primi mattoni di neve indurita; una nevicata di alcuni giorni addietro è ormai abbastanza compatta e posso tagliare la neve con una cazzuola di fortuna che ho recuperato dalla stiva dell'aereo. David decide di occuparsi del posizionamento dei mattoni, Alexander li trasporta facendo la spola con i ramponi d'acciaio, in bilico sulla cresta scivolosa di ghiaccio cristallino. Inizio a trivellare la superficie di ghiaccio togliendo la neve in eccesso, questo mi dà modo di poter effettuare tagli abbastanza profondi da sagomare dei blocchi di dimensioni adeguate. Dobbiamo poter entrare almeno in tre.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLNnIs6OVrb8VquHSHrFX_UN4xQl_EZHuuacEaODcH9JZdyiKX9RHo-J-e-PSe8HtNyN7XvC9CRzcnAZfHC4FXPzPVYtXuSjZyXxVgX27gZfI1SugqcCEALoW_ioFiIWVxCWpw3XaSvjhJ/s1600/DSCN5369.JPG" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLNnIs6OVrb8VquHSHrFX_UN4xQl_EZHuuacEaODcH9JZdyiKX9RHo-J-e-PSe8HtNyN7XvC9CRzcnAZfHC4FXPzPVYtXuSjZyXxVgX27gZfI1SugqcCEALoW_ioFiIWVxCWpw3XaSvjhJ/s1600/DSCN5369.JPG" height="240" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: xx-small;">Uno degli scatti ritrovati nell'apparecchio del cotruttore di igloo.</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
In mezz'ora siamo riusciti a realizzare le prime due file di mattoni ma la fine dell'igloo - questo è il modello di rifugio che abbiamo adottato - sembra ancora lontana e io inizio a sentire un indolenzimento alle ginocchia, che tengo affondate nella neve per non scivolare sotto i massi erosi dal vento che ci circondano. Abbiamo scelto oculatamente il luogo dove posizionarci: in mezzo a delle formazioni rocciose che possano proteggerci dalle raffiche più forti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mentre lavoriamo giungono dei superstiti, un signore sembra avanzare in avanscoperta e riconosciutici come amici decide di farsi raggiungere dalla moglie e dai figli. "Guardate un igloo!" dice. Gli rispondo nell'unico modo in cui avrei potuto rispondere in quel momento: "Se vuole darci una mano è ben accetto!", ma non sembra dell'idea, infatti ci congeda augurandoci buon lavoro e prosegue la sua marcia.</div>
<div style="text-align: justify;">
La neve in molti punti è ghiacciata molto e tagliarla diventa davvero faticoso, così cerco altre zone dove poter lavorare dei blocchi che possano essere resistenti ma abbastanza solidi. Questo tipo di operazione richiede rapida capacità decisionale e quell'abilità che si confà in particolare agli scultori, capaci di vedere in ogni singolo blocco le forme in cui si sarebbe rivelato, e così in pochi attimi occorre modellare il mattone in funzione della posizione che occuperà sulla struttura. Inoltre sento i miei guanti strappati inumidirsi sempre più; devo continuare a mantenermi occupato per non soffrire il raffreddamento progressivo delle dita, ma sembro riuscirci.</div>
<div style="text-align: justify;">
David viene sempre più circondato dal muro di blocchi e lavora pressando la neve che Alexander fa cadere in ognuna delle fessure formatesi. Lentamente cresce la tipica forma sferoide degli igloo, anche se qua è là i mattoni non sono perfetti, ma dobbiamo muoverci, la luce già debole a causa delle nubi sta svanendo in un crepuscolo color borgogna.</div>
<div style="text-align: justify;">
Altri superstiti. Due donne con quattro bambini si avvicinano, i piccoli sembrano incantati nel vedere quanto stiamo realizzando e ascoltano come rapiti le spiegazioni di quella che deve essere stata loro madre: "Guardate, ognuno ha un compito, lui fa i mattoni, lui li posiziona...".</div>
<div style="text-align: justify;">
Mi sento come si sente una formica laboriosa nelle scene di Super Quark.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma ben presto se ne vanno, cercando forse qualcosa da mangiare. Le ginocchia mi dolgono, David ha i vestiti bagnati e anche i miei guanti ormai non conservano nessun lembo asciutto. Alexander riposa seduto in disparte rimirando le vette circostanti. Sicuramente sta rammentando i giorni più caldi, in cui gli agricoli passano i loro polpastrelli sporchi di polvere tra le spighe di grano.</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvu9liX2UlZCeNgotcCGPwcxcwH47UdTa10MP3A_lbkfiyeH9JaGEb6vXaD2mjCcWcKSh8iOi9CHuqifzuVAUM2a_EC5FsI9J30nzkxt7PefpBwknI_40ID6y2MbLpjom_EDqRQW4CPHf-/s1600/DSCN5393.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvu9liX2UlZCeNgotcCGPwcxcwH47UdTa10MP3A_lbkfiyeH9JaGEb6vXaD2mjCcWcKSh8iOi9CHuqifzuVAUM2a_EC5FsI9J30nzkxt7PefpBwknI_40ID6y2MbLpjom_EDqRQW4CPHf-/s1600/DSCN5393.JPG" height="240" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: xx-small;">I tre costruttori dell'igloo di San Giorgio.</span></td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Abbiamo quasi terminato, mancano pochi blocchi per chiudere la sommità. Due persone si avvicinano, due uomini, sulla quarantina, sembrano curiosi, non saprei dire da dove vengano. "Beh adesso voglio proprio vedere quando lo finite", dice uno di loro. Dopo pochi minuti però se n'è andato salutandoci in silenzio, come fanno i viandanti di queste parti incrociandosi sui sentieri.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ecco, sto tagliando il coperchio che chiuderà la volta. Questo sarà un pezzo removibile, che ci consentirà di poter gestire un fuoco che accenderemo all'interno. Mi tolgo i guanti e le mie dita stanno assumendo un colorito blustro. David è bloccato all'interno dell'igloo, aspetta che tagliamo la porta dall'esterno. Alexander invece è qui con me e ci apprestiamo a completare la struttura. Tutto avviene senza intoppi, le forze sono ben distribuite e l'apertura consente a David di uscire. Ben presto entriamo tutti e tre portiamo all'interno le nostre provviste. Sono quasi le cinque ed è già buio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Siamo al sicuro."</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un costruttore di igloo</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
San Giorgio (VR)</div>
<div style="text-align: justify;">
6 gennaio 2014</div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-76423305768643398002013-12-07T15:05:00.002+01:002013-12-07T15:06:36.686+01:00Qui Pove, Houston rispondete!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://gembells.com/img/2013/08/Man-on-the-Moon-by-Lance.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="http://gembells.com/img/2013/08/Man-on-the-Moon-by-Lance.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
Ho un po' questa sensazione rimettendomi qui a postare, di essermi allontanato troppo. In realtà però non è stato così. Più che un allontamento lo vedrei come una discesa, profonda e insondabile da fuori, perché è stata necessaria per guardare la nostra associazione da dentro. Rendiamo conto del festival di quest'estate: edizione molto più ridotta rispetto agli altri anni, che ci è valsa non poche domande e lamentele da parte dei nostri più affezionati amici e sostenitori, amanti dei laboratori e del comparto artistico (posso tirarmela scrivendo così? Dai!). Eppure, la scoperta più elettrizzante è stata quella di aver riconosciuto come si fa a potenziare un insieme di risorse, riuscendo allo stesso tempo a salvaguardare una realtà associativa, la nostra.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non ha molto senso per me restituire gli esiti dell'ultimo Art Pollution, perché veramente è stata un'edizione sì ridotta, ma sicuramente un investimento a livello umano incredibile. I frutti di tutto questo si vedranno tra un po'! :)</div>
<div style="text-align: justify;">
E a proposito di cambiamenti, forse noterete che sto utilizzando un font leggermente diverso rispetto al solito (non so se a qualcuno gliene fregherà qualcosa). E se ve ne frega qualcosa? Eeeeh no, ve lo beccate.</div>
<div style="text-align: justify;">
Comunque, nel frattempo, in questi mesi in cui non sono state pubblicate altre informazioni su questo blog da parte della nostra redazione, qualcosa abbiamo comunque fatto. C'era un <a href="http://www.blogtrairami.blogspot.it/2012/10/voucher-per-i-giovani-di-povegliano.html" target="_blank">progetto</a> in atto con il Comune di Povegliano, rivolto ai giovani che aveva come obiettivo quello di stimolare il volontariato. Tipico obiettivo burocraticamente fattibile. Tipico obiettivo oggettivamente arduo. Ma tant'è, le sfide sono stimolanti! E così per il secondo anno quindici ragazzi hanno seguito l'esempio dell'Uomo del Monte, dicendo sì: tra non molto partiremo con il percorso che permetterà di pociare le mani all'interno dell'opera quotidiana di associazioni ed enti del nostro paese e dintorni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ed anche con <a href="http://feedingmemory.blogspot.it/2013/12/siamo-partiti.html" target="_blank">Feeding Memory</a> siamo all'inizio, dopo molte difficoltà, uno dei nostri progetti di punta nelle scuole sta ripartendo, anche grazie alla notevole affluenza di adesioni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Di qui, come ogni buon natale pubblicitario ci racconta, anche per l'anno nuovo abbiamo molti buoni propositi. Vediamo dopo Natale come butta? Eh? Che dite?</div>
<div style="text-align: justify;">
Concludendo però, di una cosa sono abbastanza certo, e quindi ve la posso anticipare, abbiamo seri motivi per divertirci ancora.</div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4247499824421149080.post-18711625938960950462013-05-25T16:24:00.002+02:002013-05-25T16:24:59.404+02:00Cosa bolle in pentola?<div style="text-align: justify;">
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<![endif]--><span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Mentre ascoltavamo insieme ai ragazzi
una delle interviste che abbiamo realizzato per il progetto <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Feeding Memory</i> (ne parliamo <a href="http://blogtrairami.blogspot.it/2013/03/normal-0-14-false-false-false-it-x-none.html" target="_blank">qui</a>), le
parole del nostro testimone hanno assunto tutto il loro peso, che non avevano
la prima volta in cui le abbiamo ascoltate, non ce l’avevano quando eravamo là e
potevamo udire la sua voce con le nostre orecchie; un peso che è quello dell’esperienza
di ogni singola parola, del significato di tutto ciò a cui fa riferimento nelle
sue sfumature di timbro, di tono e di tempo. In quel momento infatti ho potuto
accorgermi di quanto una registrazione sia potente e soprattutto preziosa:
pensavo alle voci dei miei nonni sui nastri vecchi di vent’anni che in quel
frangente mi sono tornate in testa come a volermi dire di non dimenticarle, di
non arrivare a credere che perché siano state bloccate lì sopra non abbiano
nulla di nuovo da dire. Così registro, e lo faccio anche in questo istante,
descrivendo il momento in cui siamo, dando conto del silenzioso movimento della
nostra associazione e di quello che freme in attesa dell’estate e dei prossimi
eventi, nella speranza che tra qualche tempo tutto ciò fiorisca in nuovi
significati, per noi e per chiunque voglia appassionarsi con noi.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Feeding Memory si avvia alla conclusione
del suo primo anno, i primi giorni di giugno si terrà a scuola la presentazione
ufficiale del progetto e dei risultati conseguiti finora, la quale sarà
preparata dagli studenti che hanno partecipato al progetto negli ultimi sette
mesi.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Il 7 giugno invece, dalle 19:30, presso
Parco Balladoro, la nostra associazione sarà presente insieme ai ragazzi
partecipanti al bando “Giovani, Cittadini, Protagonisti” (ne parlavamo <a href="http://blogtrairami.blogspot.it/2012/10/voucher-per-i-giovani-di-povegliano.html" target="_blank">qui</a>), un
progetto del Comune di Povegliano Veronese per il quale abbiamo curato la parte
relativa alla condivisione in gruppo e alla preparazione della restituzione,
nella quale verrà presentato non solo il progetto ma anche ogni singola realtà
che attraverso il bando ha coinvolto i giovani in svariate attività presenti
sul nostro territorio.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Infine, l’evento più atteso, l’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Art Pollution Fest 2013 – Music Edition</i>.
Quest’anno l’edizione del festival prevede due serate a sfondo musicale,
mancherà quindi tutta la parte relativa alla mostra e quella relativa ai
laboratori. È stata una scelta, questa, molto soppesata ma attuata certamente in
un’ottica futura come investimento e in un’ottica presente di gestione. Vista
infatti la mole di lavoro iniziata con altri progetti è stato necessario
rinquadrare il festival in modo adeguato, tuttavia speriamo – e programmiamo –
solo per quest’anno.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Finora quindi ecco la panoramica di ciò
che dalla fine del festival 2012 ci ha coinvolto e attivato, ma possiamo già
anticipare che sono previste molte novità per i tempi a venire.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">E se state pensando di provare cosa vuol
dire far parte di un’associazione o esprimere la vostra passione, smettete di
pensarci e <a href="http://blogtrairami.blogspot.it/p/contatti.html" target="_blank">scriveteci</a>! La diversità è una risorsa!</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%;">Nel frattempo potete godervi il bill del
festival di quest’anno:</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US;">VENERDÍ
26 LUGLIO: THE NIGHT OF WIZARD - Rock, Stoner and desert night.</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US;">THE
SADE - Hard Rock / Dark Rock - Pd</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US;">VERACRASH
- Heavy Psych / Stoner - Mi</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US;">BLACK
DAGO - Garage Rock / Stoner - Vr</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US;">KAYLETH
- Stoner - Vr</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US;">SABATO
27 LUGLIO: THE ARMAGEDDON - Power and Extreme Day</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US;">DISTRUZIONE
- Italian Death Metal Legend - Pr</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US;">EXILIA
- Crossover / Alternative Metal - Mi</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US;">KUROI
- Thrash / Death - Vr</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US;">THE
BEYOND </span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US;">SINPHOBIA
- Pain / Groove Metal - Vr</span></div>
<div class="MsoNormalCxSpMiddle" style="text-align: justify;">
<span lang="EN-US" style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: EN-US;">KIOWA
- Southern Rock / Sludge Metal - Vr</span></div>
Luca dei Ramihttp://www.blogger.com/profile/17870926418012955519noreply@blogger.com0